Archivio per agosto 2020

Anno funesto.

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Non bastava la perdita di tre cari amici, una pandemia, il lockdown, la perdita del lavoro, sabato, come un fulmine a ciel sereno se n’è andato anche Blackie.

Blackie era il mio gatto, in realtà non era nemmeno mio, l’aveva trovato mio fratello in campagna tutto infreddolito e malaticcio, e una volta arrivato a casa lui aveva scelto me. Nonostante io ero l’unico che non lo nutrissi, mi stava sempre appiccicato, le mie sieste dopo pranzo non erano tali se lui non veniva a bussare alla porta per venire a stendersi con me. Ho avuto altri gatti e cani, ma lui l’ho vissuto con una consapevolezza diversa, e questo legame che si era creato tra di noi l’ha reso ancora più speciale.

Era un gatto sfigato, era nero, io lo chiamavo “sfigatto” o “gattaccio”. Era piccolo e magro, vomitava un giorno si e uno no, aveva due canini superiori sporgenti che perse cercando di sfondare la porta della mia camera a zuccate. Sentiva perennemente freddo (come me) e nonostante sia nato allo stato brado non ha mai avuto la minima intenzione di uscire fuori di casa, anche se a volte lo tenevo in braccio per fargli vedere il mondo che scorreva fuori dalla finestra, lui fissava gli oggetti che si muovevano, e dopo un minuto perdeva la sua attenzione e tornava a dormire. Perchè dormiva tanto, mai visto un essere vivente dormire tanto, a volte pure venti ore al giorno.

Il giorno dopo sono stati fatti sparire gli oggetti legati a lui, le sue ciotole, i tanti giacigli dove poteva dormire, l’erba gatta, la sua lettiera, eppure ogni tanto quando sono sovrapensiero mi sembra mi vedere con la coda dell’occhio qualcosa di nero che si muove, anche se quella coda sempre alta che veniva a salutarti, ora non verrà mai più.

Addio Gattaccio.


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