Archivio per novembre 2016

#21Wilco – Schmilco

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Dopo il deludente “Star Wars” dello scorso anno, l’uscita di questo mi ha colto un po di sorpresa, e devo ammettere che per la prima volta avevo paura di ascoltare ed essere nuovamente deluso dalla band di Jeff Tweedy.
Invece per fortuna, anche se non è certo un disco epocale, almeno il trend è in salita.
Il clima è prettamente acustico, e mancano quasi del tutto le cacofonie del disco precedente. Anche le melodie sono tornate quasi allo splendore dei vecchi tempi. Non c’è molto spazio per la fantasia, sono dodici canzonette di tre minuti molto standard, niente pezzi di 10 minuti, o altre pazzie musicali. L’unica è la copertina affidata allo straordinario ( come al solito ) Cornellà. Anche Nels Cline e Glenn Kotche, insieme a Jeff i veri fuoriclasse della band, appaiono frenati da chissà quale scelta stilistica o di produzione, castrati della loro magnifica fantasia e tecnica.

Canzone: Cry All Day.

#22 Dinosaur jr – Give A Glimpse of What Yer Not

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Se hanno ancora un senso dischi emo nel 2016, non vedo perchè non dovrebbero averne quelli del trio di Boston. Tra l’altro riformatosi proprio dieci anni fa, e che per assurdo stanno durando più adesso di quando si erano formati negli anni ’80.

Certo, per me che sono stato un fan sfegatato, leggere quel nome fa sempre un certo effetto, e pensare che ho guidato per km con J Mascis che mangiava biscotti al mio fianco mi fa ancora ridere oggi. Anche se devo ammettere che io ho amato più la fase senza Barlow, quella 91/97, il powertrio originale ha sempre un suo perchè. Certo i volumi sono sempre più alti, gli stack di Marshall sempre più alti, e a rimetterci è la batteria di Murph.

Un pò tutti i suoni sono più punk, la produzione meno cristallina, addirittura i pezzi di Lou Barlow (mai così ispirato) sembrano registrati con un microfono dinamico dentro la sala prove. La copertina è come al solito bellissima. Insomma un disco per i fan della prima ora, per gli ultimi arrivati, un buon motivo per andare a ripescare tutta la vecchia discografia.

Canzone: Lost All Day.

#23 The Hotelier: Goodness

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E’ possibile fare un buon disco emo e sopratutto credibile nel 2016? Questo disco è la risposta. Un classico power-trio chitarra/basso/batteria come quando ancora esistevano i sette pollici, gli split, i centri sociali, le date col furgone, e la pianto qui altrimenti mi commuovo.

E in un epoca dove registrare quaranta tracce di chitarre è la regola, dove le produzioni tengono al ridondante, qui si va dalla parte opposta. Non sono pochi addirittura dove rimane solo voce e batteria. Non c’è spazio per virtuosismi, le chitarre sono sempre in secondo piano, la batteria è un solo un po gonfia, e i suoni stranamente puliti. Il tiro c’è invece, e le melodie pure.

Se avessi ancora una band, e se dovessimo ancora macinare chilometri col furgone, questo probabilmente sarebbe il disco che metterebbe d’accordo tutti.

Canzone: Soft Animal.

#24 Eleanor Friedberger – New View

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Vi racconterò un segreto: a me i Fiery Furnaces hanno sempre fatto cagare. In compenso da tempo tifo per la carriera solista della loro (ex?) cantante. Autrice di un pop/rock sghembo ma non troppo, che in questo terzo capitolo strizza l’occhio al Neil Young più pop.

Canzone:  Never is a Long Time.

#25 Angel Olsen -My Woman

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Devo dire la verità: l’avevo conosciuta con il disco (nemmeno tra i più riusciti) di Bonnie Prince Billy del 2011, dove duettava allegramente con l’eroe dei due mondi Will Oldham. Poi col tempo mi ero andato a recuperare i suoi altri dischi che avevo bellamente ignorato. Quest’anno il suo “My Woman” è uscito con un inspiegabile hype. Inspiegabile perchè “Wolfrey goes to Town” non è certo “The Letting go” e lei non ha certo la grazia e la leggiadria di  Dawn McCarthy.

Sono dieci oneste canzoni chitarra/basso/batteria, senza picchi di emotività, nè di originalità. Un po di mestiere, e una voce bella ma non troppo. La seconda parte è più lenta, ma decisamente superiore alla prima. Tanto basta in questo avaro 2016 per finire nella mia top venticinque.

Canzone: Heat Shaped Face.

Il temutissimo classificone di fine anno.

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Ci risiamo, come ogni anno che si rispetti, è già ora del classificone dei migliori dischi dell’anno. Poche parole, ormai le regole le sapete tutti: conto alla rovescia dei migliori 25 album di questo 2016 con una breve descrizione.

P.s.  Si, i  migliori secondo il mio insindacabile divino parere.

Termae MMXVI

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Esattamente un anno fà mi aggiravo per le terme di Bagni San Filippo, e manco a farlo apposta, quest’anno ho fatto lo stesso viaggio. Più o meno.

Stessa macchina, la fedele A2 appena tornata dal meccanico, stesso AirBnb, ma nuova compagnia, e giro un po più largo.

Questa volta ho deciso di tornare dopo ben sedici anni, nella bellissima Saturnia, con la sua cascata e i suoi vermetti rossi, e pazienza se poi scopri che quell’acqua sulfurea dove sguazzi allegramente, non è altro che lo scarico dello stabilimento termale più a monte. E non poteva mancare neppure il solito giro a Pitignano ad ammirare il paese scavato nel tufo, e neppure la notte un pò matta coi tedeschi incontrati per caso, questo deve essere proprio l’anno della Germania.

Prima di tornare sul luogo del delitto a San Filippo e Campiglio D’Orcia, ho deciso di fare una breve deviazione per andare a scoprire la west coast, so close so far. Per anni ho studiato la meravigliosa geografia di Orbetello e il Monte Argentario, che sembra un isola ma non lo è, con questi due lunghi bracci che sembrano disegnati, e quel ponte che la collega alla poja di Orbetello.

Con mio grande disappunto ho scoperto che la cecina si mangia solo più a Nord, ma ho scoperto dei posti meravigliosi e il fascino dell’isola (il Giglio e le altre ovviamente) ha colpito ancora.

Sono tornato con 900km in più nel contachilometri, una gran puzza di uova marce, ma ho fatto il pieno di relax, di buoni propositi e carboidrati. Ora tutta una tirata fino a capodanno che di tempo per le ferie non ce n’è più, poi vediamo se fare o meno la mattata.


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