Ci risiamo, ennesimo concerto del mio beniamino Micah P. Hinson, ed ennesima sensazione straniante di genio incompreso che si butta via/è intelligente ma non si impegna/cazzo senti che voce/minchia è veramente un cazzone.
Ancora una volta il buon Chris lo ha invitato a suonare in terra ravennate, e questa volta era per festeggiare il decennale del primo disco: Micah P. Hinson And The Gospel Of Progress uscito in realtà nel 2004.
Il timore che si presentasse con la sguiata moglie alla batteria è svanito presto vedendo un palco spoglio, il suo solito Shure SH55, e un Fender Twin. Concerto acustico quindi, ma poi neanche tanto, visto che alla consueta Seagull ricoperta di adesivi, alternava un chitarrone finto vintage che ha pure avuto il tempo di battezzare un attimo prima chiamandola “fuckin’ guitar” perchè non riusciva ad accordarla.
E se il concerto era partito bene, con un Micah stranamente preciso e incredibilemente senza sigaretta e bocchino d’ordinanza, poi nel finale ha sbroccato come al solito. Che poi finale è un pò riduttivo visto che ha suonato due ore e la seconda metà è stato il solito delirio di accordi dimenticati, chitarre che non si accordano, pedali che non funzionano, presentazioni in pompa magna di canzoni che verranno interrotte pochi secondi dopo l’inizio. Il caldo non aiuto e piano piano il pubblico inizia a rumoreggiare al bar con cafoneria assoluta e si becca pure il cazziatone di Micah, ma a questo punto ogni logica è saltata e dopo aver raccontato che diventerà padre e che il figlio in grembo non apprezza gli Interpol, si mette a suonare un pezzo loro e nel finale pure una cover dei Nirvana.
E dire che la serata era iniziata con il garbo del timido Barzin, forse l’artista più underrated del panorama indie, che ci delizia di un concerto stringato che ammalia anche i tanti che ancora colpevolmente non lo conoscono. La speranza è di rivederlo in un concerto tutto suo, con la band, e gli arrangiamenti e i cazzi vari, ma la sensazione è che tornerà in Canada a lavorare in ufficio.