Josh Tillmann ha tante facce, ed altrettanto pseudonimi. L’ultima creatura in ordine cronologica è Father John Misty, seguendo le orme non solo musicali di Will Oldahm, che prima di arrivare a Bonnie Prince Billy ha cambiato altri venti nomi.
Da annoverare nella sua carriera pure un passato come batterista nei Fleet Foxes, cosa che gli ha lasciato in eredità una barba e una camicia a scacchi.
Alla sua seconda uscita, finalmente riesce a prendere bene la mira e crea uno dei dischi più interessanti del 2015. Poliedrico come era (e non lo è più) Sufjan Stevens, con una produzione accurata, super arrangiato e qualche divagazione pure nella musica elettronica come nella terza canzone. A volte gli arrangiamenti sono così ridondanti che quasi ricorda i Calexico, con i fiati mariachi, gli archi e i campanelli, altre volte proprio i Fleet Foxes.
Nonostante sia uscito a Febbraio, è stato in rotazione tutto l’anno ed è rimasto sempre interessante da ascoltare. Se devo trovargli una pecca, avrei da ridire sulla scelta del riverbero usato sulla voce, che un po’ come Barzin, da una sensazione di “vecchio Julio Iglesias” che non riesco proprio a mandare giù.
Sul finale colpisce la canz0ne “Bored in the USA” che non è una paradoia di Bruce Springsteen, ma un pezzo che giocando su quel titolo mette alla berlina tutti i difetti degli attuali USA, un pò fa ridere, un pò fa riflettere.
Canzone: When You’re Smiling And Astride Me.