Archivio per gennaio 2009

Moz

Che Morrissey fosse un pò matto si è sempre saputo,ma questa è la conferma che ultimamente sta decisamente peggiorando:questa è la foto interna del nuovo singolo di Moz che anticipa l’uscita del suo nuovo disco.In realtà più sono matti e più ci piacciono e allora un ringraziamento a Mattia dall’altra parte dell’atlantico per avermelo fatto riscoprire.

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Aggiorno questo blog colpevolmente un pò troppo silente negli ultimi tempi.Ma uscire dalla depressione cronica è dura,e ancora più dura uscire di casa con questo freddo tagliente dei giorni della merla.Però stasera c’era questo concerto,ed era uno dei pochi di quest’anno che volevo propio sentire.Anche perchè questo dischetto un pò ruffiano di cover (almeno poco conosciute)mi ha conquistato da quando sentii il pezzo di Aphex Twin rifatto.Insomma non mi vergogno di dire che se vado a vedere il contatore di iTunes Adem è sicuramente fra i più ascoltati.Quindi stasera si sfida il gelo,imbarco nell’avventura Zagor,che approfitta per fare altre faccende,e Gecco che manco sapeva chi fosse.Sbrigati gli affari del primo si approfitta come sempre per una capatina da CiuriCiuri che non guasta mai.La sala Vertigo del Velvet è quella sopra il locale,che negli ultimi tempi si è data una nuova dimensione ospitando anche bei concerti.Saranno stati gli €8 di ingresso,sarà stato il freddo,fatto sta che di gente non c’è tanta,non quanta ne servirebbe per andare a pari questo è sicuro.Però la serata è gradevole,complici anche i MrBrace che aprono il set.Purtroppo penalizzati da una scaletta che non mi soddisfa e da una posizione dell’impianto a dir poco sciagurata.Però il gruppo è bello affiatato e mi colpisce il batterista che fa il suo dovere egregiamente nonostante non sia il suo ruolo.Poi arriva Adem,con questa faccia un pò da turco,movenze un pò indiegay,spelacchiato e vistosamente imbarazzato.E’ accompagnato da due ragazze,una bruttina e simpatica,e una carina e decisamente brava su una batteria di fortuna dove la grancassa è una valigia trolley.Parte da solo imbracciando la sua Martin,e sfoderando una notevole voce cantando a due metri dal microfono.Dopo un paio di pezzi,diventano trio con la bruttina dietro a un metallofono e un harmonium indiano.Purtroppo fa solo 4 pezzi da Takes privilegiando i suoi pezzi più vecchi,quindi l’attenzione cala,insieme a un pò di pubblico che evidentemente era lì per i MrBrace.Il concerto comunque scorre velocemente e alla fine lui saluta soddisfatto.Finiamo la serata chiaccherando coi ragazzi e scoprendo che a Marzo suonerò al velvet ma nel palco grando per una Tafuzzy night che si preannuncia scoppiettante.
Ora a letto che ancora non ho deciso cosa fare domani.Della mia vita.

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Ma quanto ci piace fissare questa copertina e diventare strabici mentre ondeggia?

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Domenica mi girava propio il cazzo(veramente pure questi giorni),ed ero in post-sbronza depressiva.Fatta la passeggiata anti-hangover,fatte una quintalata di foto deprimenti alle nuvole in bianco e nero,non mi restava che scacciare i pensieri maligni in qualsiasi modo.Ed ecco che l’invito di Zagor per uno spritz cade a fagiolo.Ma il modo migliore di tenere la testa sgombra era quello di andare a vedersi un film.Quale migliore occasione per rompere l’embargo di due anni verso i cinema se non quella di vedere l’ultimo di Danny Boyle.Che se siete fedeli lettori,ben sapete che è uno dei miei registi preferiti,almeno di quelli contemporanei.In realtà il plot mi aveva fatto molta paura:andarmi a vedere un film su un gioco a premi che da noi è presentato da gerry Scotti,mi spaventava alquanto.Ma ero in torto visto che il film gira intorno al gioco a premi,ma lo usa per raccontarci di un pezzo di India vecchia e nuova che non conosciamo ancora.Questa volta Boyle lascia stare le svisate psichedeliche per una storia happy ending tranciata da episodi a volte crudissimi al limite dello splatter.Per tutto il film dominano i colori forti e accesi dell’India e M.I.A appare più volte nella colonna sonora.Non certo la sua opera migliore,ma un tentativo un pò eurobollywood di film mainstream senza attori famosi zero effetti speciali.
P.S.Il film è stato al centro di una polemica 2.0 per via di un errore di traduzione che ha ribaltato il ruolo dei musulmani nel momento in cui c’e la scena dell’attentato dove muore la madre del protagonista.Come al solito i vari complottisti sono andati a cercare un significato politico mentre ahimè,sono i soliti pessimi doppiaggi italiani.

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E’ un pò che non parlo delle mie scorribande alcoliche e non mi lamento della mia depressione,quindi bando alla paroxetina e via con un bel post tedioso.
Lo so che non vi frega un cazzo se dopo un doppio Ciuri Ciuri mi sono fermato anche all’autogrill e mi sono finito una confezione maxi di Fonzies che badate bene,non sono fritti ma cotti al forno,lo sapete che sono un salutista.So anche che non vi frega se al risveglio la blanda azione anti-hangover della redbull non ha funzionato al meglio,complice anche un inatteso innalzamento della temperatura che unita allo spesso strato di piumoni mi ha fatto dormire piuttosto male anzichenò.
Quindi non vi importerà neppure sapere che nella disperata impresa di ripigliarmi sono uscito ipod in testa e scarpe comode per un luuungo giro della città che mi ha impegnato per un paio di ore.Forse ci dormirete stanotte ma mi preme farvi sapere che un improbabile garbino aveva reso la temperatura gradevole,e incurante del cielo sempre più minaccioso e carico di nuvole nere ho camminato come in trance maledicendo il fatto che non ho messo Micah P. Hinson nella mia top ten di fine anno,ho ammirato le mille ciansfrusaglie del mercatino dell’antichità in piazza,ho sorriso vedendo i cani giocare liberi in spiaggia,mi sono commosso vedendo il piccolo pontile in riva al mare dove una entità tanti anni fa si materializzò e rese felice quei giorni.
Beh,se non ve ne frega un cazzo di tutto ciò,non vi importerà nemmeno delle gorgeous pictures che ho fatto e prontamente caricato su faccialibro.
Se siete miei amici le vedete,altrimenti cazzi vostri.

VPP

Marvin:è meglio che sappiate che mi sento molto depresso.
Trillian: Beh, abbiamo qualcosa che ti terrà la mente impegnata.
Marvin: Non funzionerà, ho una mente terribilmente vasta.
Trillian: Sì, lo so, ma…. vogliamo che tu scenda nel compartimento d’ingresso numero 2 a prendere i clandestini e ce li porti qui.
Marvin: E basta? Non mi piacerà.
Trillian: Si beh… è la vita…
Marvin: La vita? non venitemi a parlare della vita…
Arthur Dent: Ma quella porta ha sospirato.
Marvin: Allucinante vero? tutte le porte di questa astronave sono programmate per avere un carattere gioioso e solare. Comunque andiamo, ho l’ordine di accompagnarvi sul ponte ah! fate pure… Io sto qui con un cervello grosso quanto un pianeta e mi chiedono di accompagnarvi sul ponte. Me lo chiamate un lavoro glorificante? non direi! Ringraziate la società cibernetica Sirio per aver creato i robot con V.P.P.
Arthur Dent: V.P.P.?
Marvin: Vera personalità di persona. Sono un prototipo con personalità, si vede subito no?
Arthur Dent: Marvin?
Marvin: Stavo parlando col computer di bordo
Arthur Dent: E…
Marvin: Mi odia!

Arthur Dent: Marv hai qualche idea?
Marvin: Ho milioni di idee: conducono tutte a morte certa.
Arthur Dent: Insomma [ride convulsamente] è cosi che va a finire eh? io da solo su un pianeta morto con un maniaco depressivo di robot.
Marvin: E pensi di avere dei problemi? che faresti se fossi tu il robot maniaco depressivo?
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Sono fresco reduce dalla controversa trasferta bolognese,e ne scrivo subito altrimenti poi ci penso troppo e metà delle cose rimangono nella mia testolina.Purtroppo quando parto con le migliori intenzioni alcoliche poi c’è una grande probabilità di diventare monsta,ricominciare a parlare il cockney e le altre carinerie assortite.Se poi ci aggiungiamo due party di fila piuttosto avanti,la compagnia di una banda di sbandati dediti all’alcol e e alle più svariate droghe il gioco è fatto.Allora ti capita fare foto mentre fuoriesci da enormi culi,di ballare con la tua amica dj tedesca con un manifesto addosso,di fare after in case bolognesi dove esistono i piani e mezzo come nel film being john malkovich,di mettere le testa sul tetto e guardare i colli bolognesi innevati,di svegliarsi alle sei del pomeriggio,fregarsene del pranzo per due giorni consecutivi,di mangiare patate arrosto alle 5 del mattino servito da commessi paki che non parlano una parola di italiano,di incontrare persone viste solo su flicker,ma non quelle che volevi vedere per incomprensioni,body guard,telephonic failure, e i misteri della vita che neanche monty pyton.Ora si torna alla vita reale,ci vorrà una settimana di rehab in completa astinenza di alcol e red bull,e una quintalata di depressione da far invidia a Marvin l’androide paranoico.
Barman, sei pinte di birra e presto, il mondo sta per finire. Tieni il resto, hai dieci minuti circa per spenderli.
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Ora sono sfasciato,questa volta dall’influenza e non dall’alcool.Per fortuna ho fatto in tempo a tenere botta per il concerto de iCamillas ieri sera al Bronson.E come sempre girare con questi due personaggi è uno spasso, anche se sto dietro a un GB8.E una delle cose più belle,è vedere le facce nel pubblico,soprattutto per chi li vede per la prima volta,per capire le loro reazioni.E se i primi dieci minuti uno può rimanere spiazziato da questi moderni Cochi & Renato,poi col passare del tempo la gente si lascia conquistare, e vedere un intero locale col sorriso stampato in faccia e le bariste che ballano dietro il bancone è la giusta ricompensa per una band che si è reinventata quando uno inizia ad avere l’età per avere un figlio e passare le serata sul divano di casa.
Purtroppo poi la forma fisica precaria non mi ha permesso di gradire la superaffollata(anche troppo!)festa anni ’90,anche se canticchiare le canzoni che ballavo allo Slego o alla Fuente qualche anno fa è stato indubbiamente divertente,compreso vedere Trinity venire adorata mentre salutava la fine del suo set con le Spice Girls(!?).
Poi a un certo punto mi è mezzo venuto un mezzo infarto perchè il mio giubbotto e borsa che avevo lasciato sotto il mixer erano scomparsi,dopo aver rotto il cazzo a metà buttafuori del locale,vagato come uno stronzo sudando freddo,scopro che Dario li aveva spostati sopra il palco.Recuperato il bottino(compresi documenti e carte di credito vari)decido che è abbastanza e usciamo imbattendoci nell’immagine spettrale degli alberi congelati e ci incamminiamo verso casa,non senza aver fatto tappa da Ciuri Ciuri per cercare di contrastare l’influenza incombente con una tazza di thè bollente e un diplomatico.
Ma la diplomazia poche volte funziona.
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