Archivio per gennaio 2013

Unchained.

Django-Unchained-31
Visto al cinema appena uscito, dopo tre giorni ho sentito il bisogno di rivederlo per capire alcune cose, la più importante era se Quentin per la prima volta mi avesse deluso oppure no.
Il mio iniziale smarrimento era per la perdita di alcune tra le caratteristiche che fanno dei suoi film dei divertentissimi capolavori, in primo luogo la cura maniacale per i dialoghi.
Ebbene nonostante non vi nasconda che Venerdì uscii dal cinema un pò deluso, questa sera mi sono reso conto che in realtà ci sono un sacco di parti buonissime.
Ad esempio i primi 40 minuti sono uno spasso. Tre scene, la prima con l’incontro tra l’ispiratissimo Christoph Waltz, ormai diventata un icona indiscussa dei suoi film, e Django.
Il modo in cui si sbarazza dei fratelli Peck, il suo modo di parlare forbito e stentato allo stesso tempo, e i primi cervelli che schizzano via, sono il primo biglietto da visita. Poi è la volta dell’ingresso in città e dell’uccisione dello sceriffo/ricercato. Il tutto in una girandola di emozioni dove fatichi a capire chi è il buono e chi il cattivo, e dove il solito particolare della birra servita in modo maniacale rende inconfondibile la sua firma.
Si ride tanto, come quando si recano da Big Daddy con Django vestito da improbabile damerino azzurro, e il particolare del sangue schizzato sul fiore di cotone, metafora perfetta della vendetta da parte degli schiavi e la realtà stessa di questi che, tagliandosi con le piante, macchiavano il cotone.
E si ride ancora di più nella scena successiva, dove i membri di uno scalcinato Ku Klux Klan litigano con le loro stesse maschere in un crescendo tarantiniano di ilarità.
Purtroppo ci sono anche le parti minori, come quando ci raccontano di sigfrido, e di storie tedesche dove ci devono essere sempre della montagne, e tutta la parte dove in montagna ci vanno davvero, a trascorrere l’inverno, in una atmosfera più da Brokeback Mountain che da Tarantino.
Questa lunga fase stanca dura fino all’arrivo di CandyLand, e contribuisce ad abbassare il livello generale del film, e a poco servono i veloci cameo di Zoe Bell e dell’attore di Jesus Christ Superstar versione redneck, o la scena dove i cani sbranano lo schiavo.
Poi finalmente arriva un irriconoscibile Samuel L. Jackson che da la svolta. Nel suo solito elogio del turpiloquio, ci mostra il lato cattivo del genere umano, anche dalla parte dei neri, nella parte del personaggio più odioso del film.
Peccato che da qui in poi la storia fa acqua da tutte le parti, a partire da tutto il pippotto per acquistare il mandingo, al fatto per cui si scatena tutto il casino per un rifiuto di una stretta di mano(?!)alla improbabile sparatoria dove in quaranta contro uno riescono a farsi ammazzare tutti, o quasi. Visto che poi Django viene catturato, condannato a morte,  inspiegabilmente mandato ai lavori forzati, riesce a liberarsi canzonando Tarantino che si ritaglia la solita parte, torna a Candyland, ne ammazza altri cento, e fa saltare tutto per aria chiudendo con l’urlo strozzato dall’esplosione citando ovviamente “il buono, il brutto e il cattivo”.

The Big Kahuna

Si lo so, l’ultimo post è del 22 Dicembre. Quindi sarà pure ora di aggiornare. E dire che nel frattempo è successo tutto e niente. Sopravissuti alla bufala Maya, e a un capodanno di quelli da perderci la salute, ci ritroviamo catapultati in questo anno 2013, e all’ennesima caduta di governo e relative elezioni. Siamo nel bel mezzo dell’inverno, ancora non fa il freddo porco dell’anno scorso, ma nel frattempo mi sono premurato di prenotare il mio primo viaggio dopo le Canarie del 2011, in un malfamato resort per italiani con poca fantasia, e tanta voglia di calore. La mia vita sociale procede sempre a rilento, fatta di serate solitarie passate cucinando improbabili piatti vegetariani e guardando film, e di fine settimana passati ad affogare nella vodka redbulll. E questa non è certo una novità. Questa sera mi sono visto per la prima volta The Big Kahuna ,un film del ’99 girato praticamente in una stanza con tre attori che filosofeggiano per circa due ore. Fino a oggi associavo Big Kahuna ai fast food citati da Tarantino, ma da adesso anche per il pezzo-pippotto finale, poi ripreso anche da Linus, e diventato Accetta il consiglio.


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