Archivio per aprile 2017

El Canario

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Ok, finalmente posso dirlo: la mia nuova vita 2.0 è ufficialmente iniziata.

Da una settimana ormai vivo a El Medano, piccolo paesino di Tenerife, una delle isole Canarie.

Ho lasciato lavoro, famiglia, affetti e gatto per stabilirmi qui, l’intenzione iniziale è di stare due/ tre mesi per vedere se si riesce a vivere qui e mandare definitivamente a fare in culo l’amata Italia.

E’ stata una lunga strada, frutto di paziente attese,  lunghe ricerche, studi approfonditi (grazie Cla per le lezioni di spagnolo) rinunce, incazzature e momenti di stress.

Ma finalmente sono qui. E’ Aprile ma siamo già a Giugno. Pantaloni lunghi e giubbotto e scarpe chiuso sono già un lontano ricordo. Ho fatto il primo bagno nell’oceano e mi sono stabilito nella mia nuova casa. Che poi è un ostello, e ci lavoro pure ( sempre grato a Workaway ) e questa è l’altra figata nella figata: ogni giorno gente nuova da tutto il mondo, nuove lingue, nuovi amici  e nuovi cibi.

Non so dove mi porterà questa nuova avventura, ma so che questi mesi di estate anticipata nell’isola me li ricorderò per tutta la vita.

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Ich bin ein Berliner

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No, non è vero. Non sono berlinese e non lo sarò mai. E nemmeno ci vivrò. I motivi sono tanti, e il freddo è solo una delle risposte. Volevo darle un altra possibilità dopo la pessima reazione di dieci anni fa, ma nonostante due giornate di sole, il verdetto rimane un deciso no per me.

Per quanto sia fantastica, poliedrica, e con una storia ingombrante quanto le tette della tabaccaia di Amarcord, diciamo che non si fa particolarmente amare.

Appena arrivato, mi accorgo subito di quanto siano esosi i trasporti, e la prima sera lo shock maggiore: nei locali si fuma ancora. Questa pratica barbara viene reiterata in modo sconsiderato e se non sono morto di asfissia la prima notte è solo un miracolo.

Berlino è questo mix di pragmatismo teutonico, e anarchia da centro sociale. C’è una città con i palazzi di vetro e le Mercedes, con dentro un altra città coi palazzoni di stampo sovietico, le donne in burqua, e i party che durano tre giorni. Si perchè l’altro aspetto * è l’uso scondiderevole di droghe di tutti i tipi per permetterti di fare queste maratone sonore, e poi chissenefrega se ti sei appena ingerito un solvente per vernici, o un medicinale per cavalli, l’importante è finire, lo diceva anche Mina.

Certo, non è tutto da buttare via, questa volta ad esempio sono riuscito a godermi tanti degli innumerevoli parchi che sono incastonati in ogni quartiere, ho apprezzato la convenienza dei felafel e la scelta infinita di cibo disponibile a tutte le ore del giorno e della sera, come pure l’impossibile convivenza di integralismi religiosi che vivono a fianco a teste colorate, identità sessuali indecise, cani di ogni razza e una babele di lingue e persone che hanno trasformato la città dal passato tetro in un guazzabuglio caleidoscopico.

Auf Wiedersehen Berlin!


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