Si torna a casa.

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Mentre scrivo queste righe, controllo e ricontrollo la sveglia puntata alle 4:30 della notte per prendere il classico volo dei poveracci delle 7 del mattino nell’aeroporto di Gran Canaria.

Già, perché ci eravamo lasciati a Tenerife, dove sono riuscito a coronare il sogno di svernare al caldo, ma per motivi ancora oscuri, ho deciso di trascorrere l’ultima settimana canaria nel relax di Las Palmas.
Purtroppo il volo di domani mattina segna l’ora della mia permanenza alle isole canarie, ma segna anche un incombenza ben più gravosa: la fine del tanto agognato anno sabbatico dal lavoro. Ed è inutile dire che tutti i fantasmi della vecchia vita, dell’ antico lavoro, dell’umida costa adriatica, si stanno paurosamente materializzando.
Domani quando salirò la scaletta dell’Airbus, si taglierà di netto questa storia meravigliosa fatta di spostamenti, di vita in bermuda e flip flop, di conoscenze bislacche e meravigliose, e dei sogni di una nuova vita in un altro paese.
E mentre pensavo che le Canarie fossero un discorso chiuso, stremato dalla vita di clausura del deserto del Medàno, proprio adesso che devo ripartire, scopro la luccicante offerta di una città vera come Las Palmas, mai considerata prima, ma che sembra regalare quel compromesso che Tenerife non ha saputo offrirmi. Ma ormai è tardi, se ne riparlerà un altra volta. Ora devo fare la valigia, rimettere insieme i cocci, preparare il coltello tra i denti e tornare ad affrontare quella vita da cui sono fuggito esattamente un anno fa.
Vediamo come va a finire.
Si_no_tardas_mucho

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