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Micah IV

Ho perso il conto dei suoi concerti, ma credo di essere almeno al quarto o qunto. Seguo il folletto texano dalle grandi orecchie a sventola da quando nel 2008 uscì Micah P. Hinson And The Red Empire Orchestra  e fu subito amore incondizionato. Nessun altro disco ha raggiunto quei picchi di emotività, però continuo a seguirlo ed ascoltarlo fedelmente come fosse un vecchio amico.

Per la prima non ho dovuto fare km per andare al Bronson o all’Hana-bi (dove è di casa) perchè ironia della sorte, ieri suonava proprio a casa mia, e infatti sono andato fino al teatro sperimentale a piedi. Fa sempre strano assistere a un concerto seduti, una volta mi faceva schifo, ma ora, a questa veneranda età, inizio ad apprezzarlo.

Un tour europeo di una quindicina di date, dove nove sono solo in Italia, fa capire quanto Micah sia ormai entrato nelle grazie di questa terra (una delle cose inspiegabili di questo paese) Non solo, disco registrato in Italia, con componenti italiani, gli stessi che si sta portando in tour. E devo dire che i due compari sono proprio bravi, finalmente un concerto con dei bei arrangiamenti e non buttato in caciara come è spesso fare. Suoni impeccabili, voce completamente fuori dal mix come al solito, e colpisce anche la totale mancanza di reverberi o effetti, in totale contrasto con l’andamento generale della musica attuale dove vocoder e autotune tendono invece a mascherarla il più possibile.

Insomma, Micah promosso come sempre, e pure Pesaro, che per una notte è stata con due concerti in contemporanea, una vera capitale indie. Per una notte, eh.

Macrofestival.

10996999_10154084062665260_4554993854314691406_n C’è un evento da più di dieci anni Pesaro, si chiama Zoe Microfestival, e io vi curo tutta la parte tecnica del service audio. Come dice il nome, niente cose mastodontiche, ma nel suo piccolo, questo festival per Pesaro è una cosa immensa, e per la mia testa pure. Per è un pò il giro di boa, passato questo, il resto dell’estate è in discesa. Devo farvi fronte con pochi mezzi tecnici, ma grandi persone che mi aiutano a far si che ogni band, anche la più scassata, sfigata o metallara che sia, possa suonare nelle migliori condizioni possibili. Per quasi una settimana praticamente vivo dentro un parco, mangio tanta polvere e tristi piadine confezionate; scarico e monto quintali di materiale: casse, tralicci, cavi; tutto quato di solito nella settimana più calda dell’anno. La ricompensa per tutto questo è vedere una gioiosa macchina che ormai funziona da sola, girare la testa e vedere una distesa di teste già in orari di cena, mentre nei locali non si vede anima viva prima di mezzanotte. E poi ci sono i contatti umani, gente che non vedi per tutto l’anno, e che per cinque giorni diventa il tuo vicino di casa, ci sono le band che ti ringraziano a fine serata. C’è Bart con cui si parla di RedBull e Sonic Youth, c’è Gecco in astinenza da dolci e la Gemma che sto giro non ha rotto le balle ma ci ha rifornito di derrate alimentari. Insomma, tutti gli anni inizio pensando che non mi passa più, e finisco pensando che è volato via in un attimo.

Dovete sapere che a Pesaro esiste da qualche anno un piccolo festival, fuori dalle logiche di partite e/o interessi vari, fatto da persone che hanno voglia di sbattersi per qualcosa di bello.

Dovete sapere che a Pesaro c’è un parco praticamente nel centro storico, che è uno dei primi esempi ottocenteschi di parco pubblico in Italia.

Dovete sapere anche che questo giardino botanico costruito all’interno delle mura roveresche è in uno stato di totale abbandono, e purtroppo è freqeuntato solamente in questi quattro giorni all’anno dove c’è il festival.

Dovete anche sapere che nonostante sia vincolato da ogni modifica in quanto bene artistico di quasi duecento anno, il comune ha scelleratamente deciso un bel giorno di sventrarne una parte e fare delle belle colate di cemento armato per costruire all’interno un bar in stile moderno.

Ovviamente il processo è andato in prescrizione e come sempre in Italia nessuno ha pagato per le schifezze che ha fatto, ma questa è un altra storia.

Dicevamo del festival, che è qualcosa di cui Pesaro dovrebbe essere orgogliosa, per il fatto di far scoprire e vivere questo angolo di città colpevolmente dimenticato, per il fatto di aggregare un numero spropositato di persone senza motivi di fica, cocaina, o mode selvagge, per il fatto di far suonare insieme tantissimi gruppi dai generi più disparati in completa armonia ed entusiasmo.

Poi purtroppo un giorno di metà Luglio arriva un gruppo toscano, e un fonico coglione riuscirà a far perdere la pazienza anche a uno che ne ha a pacchi, e farmi sbroccare per una buona oretta dopo aver fatto un sound-check di un ora e mezza, e aver impedito di farlo agli altri gruppi, dopo aver occupato venti canali di minchiate stereo il mixer, dopo un cambio palco infinito visto che si sono portati mezzo bilico di backline, e dulcis in fundo, facendo il fenomeno coi volumi a canna facendo mandare in protezione l’impianto dopo un quarto d’ora, chiedendosi meravigliato del perchè.

Ma oggi è un giorno nuovo, i toscani sono partiti, ma il parco degli orti Giuli è sempre lì e pure il distributore gratuito di acqua gassata.


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