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Classifica Dischi 2023.

1)Stereo Mind Game   Daughter 

Lo ammetto: è il mio primo disco intero dei Daughter. E lo faccio con grandi sensi di colpa, perché il terzo lavoro del trio inglese è tutto quello che ha bisogno l’indie rock nel 2023. Oso dicendo che se fosse uscito negli anni ’90 sarebbe diventato un disco cult. Power trio come una volta: chitarra-basso-batteria, voce eterea, suoni alla 4AD, produzione ridotta al minimo, registrato benissimo,  per un disco che da inizio anno ancora non stanca.

Canzone: Be on Your Way.

2)Is It? Ben Howard

Uscito a soli due anni di distanza da “Collections From the Whiteout”, presenta gli stessi pregi e gli stessi difetti, migliorando però nella lunghezza. Come ben sapete Ben Howard è l’ultimo in ordine di tempo dei miei eroi musicali, ma dopo un inizio sfolgorante è arrivata una evoluzione che però è un pò una involuzione. Non c’è più Aaron Dessner dei The National a produrre il disco, ma l’impronta è rimasta: troppe drum machines, troppi loop, e troppe cose cervellotiche fanno perdere il focus al nostro Ben su quelle che sono le cose più importanti: le canzoni. Nonostante tutto sono stato indeciso fino all’ultimo se metterlo al primo posto, perché la classe non è acqua, ma la copertina è veramente orribile.

Canzone: Moonraker.

3)Fantasy M83

Avevamo lasciato i nostri amici francesi con un disco diventato quasi leggendario (almeno per gli anni 2000), e un seguito poco riuscito nel 2016, probabilmente schiacciato dal successo strepitoso di “Hurry Up, We’re Dreamin”. Con questo “Fantasy” si si è cercato di tornare alla formula che tanto è piaciuta: fatta di momenti epici, cavalcate strumentali, tappeti  sognanti di synth  e poche, poche parole. Fa sorridere che il singolo di lancio ne contenga solo due, ma è perfetto così.

Canzone: Oceans Niagara. 

4)This Stupid World Yo La Tengo

Uno dei primi dischi usciti quest’anno mi pare fosse Gennaio. Parte fortissimo con un “classico” pezzo alla YLT: una cavalcata di più di 7 minuti dove le schitarrate  duellano  con la psichedelia.  Anche il resto dell’album potrebbe provenire da qualsiasi  epoca della loro ormai trentennale carriera. Non ha difetti, tanto che potrebbe essere stato generato da un intelligenza artificiale, copertina compresa, quindi ha la colpa di non aggiungere o togliere niente di quello che hanno già fatto.

Canzone: Sinatra Drive Breakdown.

5)Javelin Sufjan Stevens

Quando  uscì il suo ultimo disco eravamo in tempo di covid, di zone rosse ed era da poco uscito “Call me by your name” e Sufjan era all’apice della sua popolarità, almeno in Italia. Quel disco pesante pieno di synth e atmosfere cupe spense i facili entusiasmi degli ultimi arrivati, e per fortuna. Anche questo Javelin non è un disco facile, ma è molto diverso da “The Ascension”. Uscito un pò a sorpresa, tra la notizia della sua malattia, e della perdita del suo compagno, non brilla certo per l’ottimismo, ma per le atmosfere intime, fatte di dolci arpeggi e melodie alla sua maniera. Chiude l’album una cover di Neil Young quasi irriconoscibile, anche perché l’originale ha un arrangiamento talmente brutto che te la fa odiare.

Canzone: Will Anybody Ever Love me?

6)(Whirring Marvels In) Consensus Reality

Eluvium

Questo disco è tanto bello quanto difficile da descrivere. La mente di Matthew Cooper ha forgiato questa formula di ambient orchestrale fatto con componenti elettroniche, ma anche pianoforti, droni, campionamenti e tastiere. Il risultato è qualcosa di ipnotico, rilassante ma anche potente allo stesso tempo.

Canzone: Endless Flower.

7)Cracker Island Gorillaz

Comincio dicendo che secondo il contatore di iTunes questo è stato il disco che ho ascoltato di più in questo 2023. Si perché è tanto trash quanto divertente. Pieno di ospitate, finalmente si torna alla forma canzone, e sopratutto finalmente si libera di tutto quel rap del cazzo che aveva veramente stracciato i maroni nei due album precedenti. Gli ospiti sono il vero core business del disco, caratterizzando secondo il loro stile le varie canzoni, che scorrono veloci come l’estate 2023.

Canzone: Cracker Island.

8)The Ballad Of Darren Blur

Un anno di grandi ritorni, e questo è forse il più clamoroso. Anticipato da quella che probabilmente è la canzone più bella dell’anno, arriva a fine estate il nuovo lavoro dei Blur quando ormai nessuno pensava ci sarebbero stati seguiti al poco fortunato The Magic Whip. Poi parliamoci chiaro:  Blur sono sempre stati una band da singoli, con un sacco di filler nei dischi, e questo mantiene la tradizione anche se Albarn e Graham Coxon sono veramente affiatati questa volta, anche se pare che la reunion sia già finita.

Canzone: The Narcissist. 

9)Átta Sigur Rós

Uscito a sorpresa dopo un silenzio di 10 anni, inframezzato da dischi solisti (mal riusciti), allontanamenti, riavvicinamenti, ed energie spese per progetti che esulano dalla musica. Con il gradito ritorno del tastierista, si allontanano dalla deriva quasi “ambient” degli ultimi due lavori, e tornano nella forma “classica” del suono Sigur Ros. Peccato che le canzoni si assomiglino un pò tutte, e nessuna spicchi più delle altre, però c’era bisogno di questo ritorno.

Canzone: Bló›berg

10)Fuse Everything But The Girl

Quando ormai tutti pensavamo che il duo si stesse godendo la pensione, dal nulla sbuca questo disco a 24 anni dall’ultimo “Temperamental”.  E mai ritorno fu più gradito, annunciato solo a disco concluso, senza battage pubblicitario, senza singoloni riempipista a la “Missing”. Ma il risultato è forse il disco più completo della loro discografia, fatto di un elettronica ragionata e di una voce, quella di Tracey Thorn, che riconosceresti in mezzo a mille.

Canzone: Lost.

11)My Back Was A Bridge For You To Cross

Anohni And The Johnsons

Un graditissimo ritorno questo. Lo avevamo lasciato in crisi creativa con un nome che non le apparteneva più, e forse neppure la band. Il primo disco a nome Anohni infatti fu una vera esplosione, grazie sopratutto alla musiche di Oneotronix per dire il vero. Dopo un silenzio di qualche anno torna a sorpresa con i “The Johnsons”, il gruppo con cui eravamo abituati ad ascoltarlo come Antony. Quindi chitarre jazzate, archi e atmosfere vellutate da jazz club fumosi. In pratica un cerchio che si chiude, con un disco che richiama il periodo “The Crying Light” e una copertina (al solito) inguardabile.

Canzone: Can’t.

12)Multitudes Feist

Un bel ritorno per la cantante canadese, dopo alcune uscite non proprio felici. Parte in quarta con “ In Lightning” ma è un inganno: infatti poi il disco continua con piccoli gioielli acustici, spesso solo voce, corde di nylon ed arrangiamenti minimal, fino ad arrivare al pezzo più potente, con echi di Bowiana memoria “Borrow Troubles”: una canzone che vale tutto il disco.

Canzone: Borrow Troubles.

13)Henry St. The Tallest Man On Earth

Ho uno strano rapporto con il nostro amico svedese: i primi dischi osannati dalla critica mi davano fastidio, mentre gli ultimi lavori li adoro, ed ovviamente da nuovo Bob Dylan a chittesincula il passo è stato breve. Dai dischi crudi chitarra e voce si è passati a lavori sempre più arrangiati, e molto bene (basta sentire gli archi di New Religion) anche se il mio pezzo preferito è quello dove canta accompagnato da qualche nota di piano e un chitarrino “But singing is all riiiiiight….”

Canzone: Foothills.

14)Laugh Track The National

Idem con patate, non si capisce l’esigenza di far uscire due dischi a distanza di 6 mesi, quando se ne poteva fare uscire uno unendo le cose migliori e tagliando le tante parti inutili. L’unica consolazione è che qui hanno lasciato aperti i canali della batteria, al contrario del disco gemello.

Canzone: Space Invader.  

15)First Two Pages Of Frankenstein

The National

Tanto tuonò che alla fine piovve. Sono anni che ad ogni uscita del gruppo americano si accompagnavano recensioni catastrofiche che in realtà corrispondevano a dischi ogni volta meravigliosi. Questo non è proprio un passo falso, ma possiamo dire che per la prima volta il livello si è abbassato. Ed è pure comprensibile, tra dischi solisti e collaborazioni dei membri più o meno lecite come quella con Taylor Swift.

Canzone: New Order T-Shirt.

16)Uncertain Country Great Lake Swimmers

E’ possibile  possibile fare il miglior disco della carriera a vent’anni dall ‘esordio? E’ quello che potrebbe essere questo lavoro, di sicuro parte fortissimo, con due canzoni una più bella dell’altra, poi continua senza incertezze fino alla fine, con le sue atmosfere alla Grandaddy, o per chi ha nostalgia di Band of Horses, insomma quella roba che ascolti mentre attraversi le grandi praterie d’America su un macchinone americano col cambio automatico.

Canzone: When The Storm Has Passed.

17)Such Ferocious Beauty Cowboy Junkies

Ennesimo capitolo della loro prolifica carriera, del resto squadra che vince non si cambia. La formula è sempre la stessa: ballads ora acustiche ora elettriche fatte sempre con gusto dai tre fratelli canadesi. Gli ultimi lavori sono stati influenzati rispettivamente dalla perdita della madre, e dalla demenza senile del padre. Insomma roba per chi come me sguazza nelle cose tristi.

Canzone: What i Lost.

18)Hit Parade Róisín Murphy

Nel 2019 uscì  un disco di un misterioso (almeno a me) dj tedesco dal nome DJ Koze. In questo album (che vi consiglio di recuperare) c’erano un paio di pezzi cantati dall’ex-frontwoman dei Moloco. Ora è uscito il nuovo disco a nome Ròisìn Murphy che in è realtà è il nuovo disco di DJ Koze, tutto cantato dalla cantante irlandese. Nella lista compare anche Mad Professor e il disco si ascolta molto bene e anche se non ci sono particolari picchi c’è varietà nei pezzi e ti ritrovi spesso a battere il piedino a tempo, in più è stata la mia colonna sonora mentre passeggiavo nei parchi di Berlino. Adatto a chi vuole un disco di pop/elettronica che non scada nel becero.

Canzone: The Universe.

19)Lovage Timber Timbre

Senza fretta, senza seguire le mode, senza fare singoli piacioni, i nostri amici di Toronto piazzano un discone flawless. A distanza di sei anni dal precedente che poco aveva convinto, Taylor Kirk esce con questo “Lovage” che è il quadrare il cerchio della loro carriera. Influenze di Nick Cave e Leonard Cohen in atmosfere dark ma sempre col ghigno beffardo di chi la sa lunga.

 Canzone: Ask the Community.

20)Supernatural Thing M. Ward

Il nuovo disco di  M.Ward è come una calda zuppa di cavolo quando torni a casa dopo una fredda serata d’inverno: non sarà la pietanza più buona ma è quella di cui hai bisogno. Niente di più rassicurante delle sue dolci melodie, delle sue sinuose chitarre jazzate, e dei suoi arrangiamenti ammiccanti e questi riverberi anni ’50. Peccato però che la canzone migliore sia una meravigliosa cover di un pezzo dell’ultimo disco di Bowie.

Canzone: I Can’t Give Everything Away.

21)Love In The Void Hammock

Per chi non ha paura di un disco strumentale, di più di un’ora fatto di ambienti, droni, atmosfere, ma anche batterie post rock, di delay infiniti e atmosfere alla Twin Picks.

Canzone: Love in the Void.

22)Cousin Wilco

Solo un anno fà  usciva un loro disco con con più di 20 tracce, senza  contaregli altri lavori usciti a cadenza quasi annuale. Purtroppo però per ricordarsi l’ultimo disco bello dobbiamo tornare a “The Whole Love” del 2011. Questa volta i nostri tornano a fare un disco in maniera tradizionale, non in presa diretta e con un vero produttore, e i risultati si sentono: con arrangiamenti mirati e stratificazioni di suoni. Peccato che rimane sempre il peccato originale da dieci anni a questa parte: non dare libero sfogo a quei due fuoriclasse che si trova in squadra Nels Cline e Glenn Kotche. Menzione speciale per la copertina più bella dell’anno.

Canzone: A Bowl and a Pudding.

23)Pendant World Balmorhea

I Balmorhea sono un duo proveniente dal Texas, ormai all’ottavo album. Il termine post rock gli sta molto stretto, visto che la loro musica è fatta di atmosfere rarefatte, pianoforti, archi e a volte batterie minimali. Questo, come il lavoro precedente esce per la Deutsche Grammophone, il che gli regala un ulteriore alone di autorevolezza ma allo stesso tempo incute anche timore.

Canzone: New Conditions.

24)Mid Air Romy

Partiamo da qualche considerazione: amiamo alla follia i The XX; ogni componente ha fatto uscire un disco solista; quello di Jamie XX è meraviglioso; Quelli di Oliver Sims e Romy sono BAH. Parlando di quest’ultimo, è forse il peggiore: easy-disco, musichetta da discoteca pre-serata, cassa dritta cantata che nemmeno allo Hi di Ibiza potrebbe piacere a tutti quei brits la Domenica sera. La cosa più assurda che altri singoli di livello più alto che erano usciti come solista non sono nel disco, va bè: ora che sono tre pari, possono tornare a scrivere come XX. Speriamo.

Canzone: Enjoy your Life.

25)For That Beautiful Feeling The Chemical Brothers

Anche se è un classico disco alla CB, questo ultimo ho fatto fatica a capirlo, non perchè sia brutto o anonimo, anzi. Però per quanto lo ascolti,  apprezzi i suoni, il groove ma non ti rimangono in mente i pezzi, tantomeno nessuno dei singoli. Magari alla lunga verrà fuori e diventerà uno dei miei preferiti, ma per adesso rimane in un limbo e faccio davvero fatica a giudicarlo.

Canzone: No Reason.

26)The Night Safari Patrick Wolf

Si lo so, è solo un EP ma non avevamo tracce di lui da dieci anni, e magari è solo il preludio di un nuovo album. Tra l’altro i pezzi sono belli e ricchi di arrangiamenti come piace a lui. E a noi.

Canzone:  The Night Safari.

28)Wide Open Light Ben Harper

L’impressione ormai da qualche anno, è che il caro Ben abbia deciso di fare i dischi un pò a culo, forse perchè non ha più contratti vincolanti con la casa discografica, o forse ha solo voglia di fare qualcosa di diverso, non saprei, ma tra dischi strumentali, ed altri ipo-prodotti la sensazione è questa. Alla fine però questo suono un pò garage, un pò lo-fi non dispiace in mezzo a tutte queste mega produzioni che sembrano di plastica, forse ci siamo solo abituati male le orecchie, ed allora continua a suonare vecchio Ben.

Canzone: Yard Sale.

29)Bird Machine Sparklehorse

Mi spiace, ma per quanto ho amato gli Sparklehorse, io detesto queste operazioni-zombie. Mark Linkous ci ha lasciato anni fa con un gesto estremo, e ci ha lasciato in eredità 4 dischi a nome Sparklehorse più tanti altri progetti validi come quello con Danger Mouse. Andare a rovistare nei suoi cassetti per raccogliere quello che aveva scartato, tra l’altro aggiungendo produzione e arrangiamenti da chi chissà chi non è un buon modo per ricordarlo. Scherza coi fanti e lascia stare i santi.

Canzone: Chaos of the Universe.

30)Sometimes You Hurt The Ones You Hate

Damien Jurado

Soprassediamo sul secondo disco uscito a fine estate. E’ questo il classico disco del nostro Damien, quello che fa uscire ogni santo anno cascasse il mondo, 23 minuti di canzoni voce/chitarra acustica e poco altro. Sempre uguale, sempre diverso.

Canzone: I Was a Line.

31)But Here We Are Foo Fighters

La storia la sappiamo tutti: il batterista muore e il povero Dave si ritrova di nuovo un in un gruppo lanciatissimo azzoppato in corsa. Diciamo che ora la perdita è minore ed infatti il nuovo disco suona identico agli altri, anche perché le batterie comunque le suonava lui. Il disco suona tanto bene quanto è scontato: Virgin Radio può stare tranquilla e metà del palinsesto è assicurato anche per quest’anno.

Canzone: Under You.

32)GUT Daniel Blumberg

Il povero Daniel è stato malissimo: una imprecisata malattia allo stomaco lo ha debilitato talmente che l’intero disco (un EP per la verità) è incentrato sul suo dolore nelle viscere. E al suo solito, la sua musica è talmente intensa che puoi perfino sentirlo, il che rende il disco tanto potente quanto di difficile fruizione.

Canzone: Gut.

33)Playing Robots Into HeavenJames Blake

Di sicuro non è il suo disco più riuscito, di sicuro non è quello più facile, anche se sprazzi della sua classe escono fuori now and then.

Alcuni pezzi sono talmente brutti o fastidiosi che all’inizio stava per finire tra i “dischidemmerda”, poi ascoltandolo attentamente ogni tanto vengono fuori i suoi lampi e speri che esca un disco di elettronica di classe come sa fare lui, ma anche rimane sempre un senso di incompiuto. Peccato perchè gli ultimi due lavori li avevo consumati ma qui bisogna ammettere di essere davanti ad un involuzione.

Canzone: I want You to Know.

34)Keeping Secrets Will Destroy You

Bonnie ‘Prince’ Billy

Tanta acqua è passata sotto i ponti da quando organizzammo un suo concerto al Centro Sociale, ancora mi pare si facesse chiamare Palace Brothers. Lui non vede più  la darkness, e pure da me viene a visitarmi meno spesso. Questo si riflette nella sua musica, che da cupa e negativa, col tempo è diventata solare e sempre più luminosa. Zero sessione ritmica, ma archi e campanellini, arpeggi e controcanti di Dana Waters sempre preziosi.

Canzone: Willow, Pine and Oak.

35)Flying Wig Devendra Banhart

Questo disco è un viaggione che il nostro amico Devendra si sarà fatto dopo un numero imprecisato di tromboni. E’ tutta un’atmosfera rarefatta, suoni ovattati lisergici e ritmi stanchi. Nulla aggiunge e nulla toglie a una discografia ormai fin troppo lunga.

Canzone: Sirens.

36)In Times New Roman…

Queens Of The Stone Age

Ha ancora senso nel 2023 ascoltare un disco tutto chitarre elettriche e batterie pestate come questo? Iniziamo dicendo che quello che avevano da dire di buono l’hanno fatto più di venti anni fa. Diciamo anche che per strada hanno perso bassisti fuori di testa e collaboratori da novanta come Grohl e Lanegan, però come dei moderni dinosauri hanno la dignità di continuare a seguire un filo, senza cadere in facili tranelli infarcendo dischi con elettronica oppure ospitate per calamitare un pò di attenzione. Entra in classifica perché seguo Josh Homme dai tempi dei Kyuss (chi l’avrebbe detto che sarebbe finita così?!) e perché magari a qualche ragazzino viene voglia di comprare una chitarra elettrica per natale.

Canzone: Negative Space.

37)Motorcycle Madness Damien Jurado

Noi vogliamo bene al nostro omone canadese con qualche problema di socialità, ma far uscire ben due dischi in un anno, con questo secondo registrato un pò alla cazzo di cane, e con un suonatore di sax messo lì a disturbare per metà disco, mette la nostra pazienza un pò alle corde. Parte come un disco garage alla Pavement registrato male, finisce con le sue ballate acustiche scarne, ed è la parte migliore del lavoro.

Canzone: Song for Catherine Kerkow.

38)Quiet Beach House Nights Sun Kil Moon

Ormai l’arrivo di un nuovo disco di Mark è visto con terrore da noi fan dei Red House Painters della prima ora. Da un lato sai che sarà il solito mattone con infinite canzoni di dieci minuti dove lui parla del gatto del vicino o di cosa ha mangiato a cena, dall’altro la riconoscenza per aver scritto delle cose così belle, e la speranza che prima o poi gli rivenga la voglia di farlo ancora, ci spinge ad ascoltare per l’ennesima volta l’ennesimo disco con infinite canzoni di dieci minuti dove lui parla del gatto o del vicino di casa.

Canzone: Quiet Beach House Nights.

39)Atum: A Rock Opera In Three Acts The Smashing Pumpkins

Beh, ragazzi: non solo è orribile, non solo è lungo come tre dischi, ma hanno avuto pure il coraggio di dire che era il nuovo Mellon Collie. Straight to: #dischidemmerda.

40)Did You Know That There’s A Tunnel Under Ocean Blvd    Lana Del Rey

Si, è il solito disco noioso, prodotto malissimo e pure lungo. Risparmiatevi la fatica.

#1

Arcade Fire & Owen Pallett – Her (Original Score) 

Premessa: questa è una PROVOCAZIONE. Se ho dovuto mettere un disco del 2013 (anche se pubblicato solo quest’anno) è perchè non c’è stato nessun disco del 2021 meritevole di stare al #1.

Her è un film meraviglioso di Spike Jonze del 2013 con Joaquin Phoenix e Scarlett Joahnson. Non chiedetemi perché mai questo disco sia uscito ufficialmente solo nel 2021, io lo ascolto ininterrottamente ed estasiato da 8 anni. Infatti ricordo bene che l’avrei messo in cima alla classifica di quell’anno, ma non si poteva e la cosa mi fece abbastanza incazzare: quindi recupero adesso. Il disco è più Owen Pallett che Arcade Fire, di cui è violinista ed arrangiatore ed è come ho già detto meraviglioso. Minimale e tristissimo, ti fa catapultare nella gelida atmosfera di una persona reale che si innamora di un OS tra solitarie note di piano e tappeti sonori, tra Yann Tiersen e Debussy, non mancano droni e archi. Per inguaribili romantici ed eterni depressi insoddisfatti della vita.Canzone:

Song On The Beach.

#2

Ben Howard – Collections From The Whiteout 

Gli ultimi anni musicalmente parlando sono stati un pò un pianto, con poche eccezioni, e il nostro eroe qui è quello che mi ha fatto battere di più il mio freddo cuoricino con gli ultimi due suoi album. Per questo quarto capitolo ha deciso di farsi produrre da Aaron Dessner dei The National, quindi le premesse erano spaziali, purtroppo invece il risultato è ampiamente al di sotto delle aspettative. Non è certo un brutto disco, anzi. La classe c’è tutta, gli arrangiamenti sono moderni e interessanti, quello che manca è l’emozione. Il tutto rimane un freddo esercizio di stile, tra l’altro il disco è pure lunghetto e ascoltarlo tutto d’un fiato rimane abbastanza pesante anche se alla distanza viene fuori. Per carità, ce ne fossero di dischi così, però si sa: dai nostri eroi ci aspettiamo sempre il meglio, e gli ultimi lavori di Bill Callahan o Bon Iver dimostrano che ogni tanto si può anche inciampare.

Canzone: You Have Your Way.

#3

Big Red Machine –  How Long Do You Think It’s Gonna Last? 

Questo è quello che una volta chiamavano “supergrupppo” ovvero Justin Vernon di Bon Iver e Aaron Dessner dei The National. Come spesso capita, la montagna fa topolini, ma questa volta è una bella topona. Rispetto al primo disco, questo è un deciso passo avanti, le canzoni sono convincenti e non sono solo puri esercizi di stile. C’è pure una bella carrellata di ospiti come Fleet Foxes, Sharon Van Etten, Ben Howard, e purtroppo Taylor Swift che fa guadagnare visibilità, ma anche perdere credibilità al progetto. Se come me, amate Bon Iver e The National, non potete non godere nell’immergervi in queste atmosfere, apprezzando la produzione sopraffina, pur non aggiungendo nulla di quello che abbiamo già sentito prima.

Canzone: Brycie. 

#4

Modest Mouse – The Golden Casket 

Questa è una storia bellissima, quella di un gruppo americano che ha fatto la storia dell’indie (quello vero, non le cagate italiane) e che dopo quasi 30 anni di carriera, tra abbandoni e un ultimo disco veramente incolore, riesce a ancora a stupire con un lavoro centrato e che riesce a non sembrare stantio in un momento in cui il rock e le chitarre elettriche sembrano roba da museo. Sono di parte, ma quando dietro al mixer c’è John McEntire dei Tortoise il successo è sempre assicurato. Cinquanta minuti, 12 brani senza filler, una produzione ricca ma mai ridondante, con Isaac Brock che fa da padrone e una band che lo asseconda per filo e per segno. Bentornati.

Canzone: We Are Between.

#5

Villagers – Fever Dreams 

Mi è sempre piaciuto tifare per gli underdogs. In particolare il piccolo irlandese è entrato nelle mie grazie a quel piccolo gioiello di “Darling Arithmetic” del 2015 ( consiglio tutti ad andare a recuperarlo). Da allora la strada intrapresa è sempre meno quella del cantautorato alla Nick Drake, e sempre di più verso un suono più da “band” con arrangiamenti a volte sontuosi, con minutaggi che si allungano, tempi in 7/4, con trombe, sassofoni e addirittura cori Pink Floydiani che ricordano anche gli ultimi lavori dei Girls. Spesso le cose più belle sono infatti le code interminabili di alcuni pezzi che sfociano in suite da sei minuti dove c’è spazio per il resto del gruppo, fino ad oggi troppo spesso bistrattato, peccato per il lato B del disco che è un pò inutile, come quasi sempre nei suoi lavori.

Canzone: The First Day.

#6

Sam Fender- Seventeen Going Under
Artefice del debutto più interessante degli ultimi dieci anni, il nostro ragazzone di Nord Shields giunge alla fatidica prova del secondo album, che solitamente è la più dura. Per farlo usa le stesse armi dell’esordio: questa commistione tra Springsteen cantato con accento del Nord England, e delle ritmiche alla War on Drugs. Fila tutto liscio, tranne che manca quella genuina spontaneità del primo disco, quell’urgenza di gridare al mondo i suoi guai e le problematiche di una non facile adolescenza. Penso che la fretta di rifarsi dalla botta del Covid abbia influito sui tempi di questo disco che forse avrebbe avuto bisogno di qualche tempo in più per prendere la mira e capire in quale campionato giocare.

Canzone: Get You Down.

#7

Cassandra Jenkins – An Overview On Phenomenal Nature 

Lo ammetto: non avevo idea di chi fosse. A inizio anno lessi diverse recensioni positive, quindi decisi di ascoltare Hard Drive su YouTube. Fu amore a prima vista. Questo pezzo da solo vale il disco la sua semplicità e dolcezza, e ascoltarla mentre guidavo per un’ora da e verso il mio turno di lavoro mi dava una grande pace interiore. Tutto il disco rimane su questa falsariga, più che cantare sussurra, ma non da fastidio come Lana Del Rey, gli arrangiamenti un pò country, un pò new age sono sempre calibrati e mai ridondanti. Disco underdog dell’anno.

Canzone: Hard Drive.

#8

The War On Drugs – I Don’t Live Here Anymore 

Da sempre giocano in equilibrio tra il Neil Young più fico e il Bryan Adams più becero. Dopo la perfezione di “ A Deeper Understanding” era logico aspettarsi un passo falso, che purtroppo è arrivato. Il disco parte bene, con l’intima “Living Proof”, poi quello che sembra è una raccolta di B-side del lavoro precedente, con una produzione più finta. Si perché se all’inizio questo occhio strizzato alle batterie anni ’80 poteva essere intaressante, alla lunga stufa e pare di ascoltare una demo di una batteria elettronica Roland.

Canzone: Living Proof. 

#9

9)William Fitzsimmons – Ready The Astronaut 

William Fitzsimmons è un Sufjan Stevens che non ce l’ha fatta. Per oscuri astri celesti il nostro pelatone di Pittsburgh è arrivato a quota 9 album senza che il mondo se ne accorgesse, e credo che ormai purtroppo rimarrà così. Peccato per lui e peccato per chi si perderà anche questi 11 brani intensi, prodotti bene, tra il folk e qualche timido spunto di elettronica spiccia, rimanendo fedele alla tradizione folk americana. Forse la colpa sarà perché le sue copertine dei dischi fanno sempre cagare?!

Canzone: Dancing On The Sun


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